PROGRAMMA
DIRITTI UMANI, POLITICHE INCLUSIVE, PROMOZIONE CULTURALE.
Nel corso di questi anni La Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap del Lazio è riuscita con grande impegno a lavorare nel rispetto della sua mission per il miglioramento della qualità della vita delle persone con disabilità orientando la sua azione verso l’attuazione di politiche di contrasto alla discriminazione, alle barriere ambientali, all’impoverimento delle famiglie e alla segregazione.
Lo sviluppo delle normative nazionali e internazionali sta fortificando l’approccio di mainstreaming delle persone con disabilità. Tale sviluppo necessita di un’importante traduzione anche al livello territoriale. I principi ispiratori della Convenzione Onu sui Diritti delle persone con disabilità di parità di trattamento e non discriminazione così come l’esercizio della scelta e accrescimento della consapevolezza delle persone e delle famiglie debbono diventare finalità preordinate dell’ordinamento regionale, senza i quali è evidente il rischio di avere provvedimenti con approccio assistenzialistico passivo, in contrasto con l’obiettivo di realizzare il progetto personalizzato e partecipato di vita.
I tentativi di garantire la centralità della persona nel complesso sistema di Welfare promossi dal mondo associativo nel nostro Paese e nella nostra Regione hanno portato all’introduzione nell’ordinamento degli ultimi anni di istituti, principi e procedure ancora lontani dal trovare unanime e pacifica definizione e attuazione. Il riferimento è alla L. 227/2021, al d. Lgs. 62/2024, alla L.R. 10/2022 e al DECRETO 14 gennaio 2025, n. 17 – “Regolamento concernente le modalità, i tempi, i criteri e gli obblighi di comunicazione ai fini dell’autogestione del budget di progetto.” L’impatto che la declinazione di tali istituti genererà nella vita delle persone con disabilità, anche solo pensando alle diverse connotazioni e definizioni che potranno assumere il c.d. “progetto di vita personalizzato e partecipato”, l’”accomodamento ragionevole”, il “budget di progetto”, inizia appena oggi a farsi sentire, ma è ancora poco conosciuto, soprattutto nei territori più complessi. Ciò obbliga ad una riflessione articolata e competente all’interno della Federazione, attraverso la funzione di analisi e monitoraggio della qualità dei servizi erogati, ma anche di formulazione di proposte agli organi competenti. Pertanto l’impegno del movimento associativo necessita sempre più di una capacità propositiva e unitaria in grado di contrastare i sovranismi dei gruppi sociali e dei sotto-gruppi delle persone con disabilità, che rischiano di far arretrare lo sviluppo dei diritti, e di favorire piccoli raggruppamenti su tematiche individualistiche. È necessario rilanciare politiche inclusive in grado di incidere realmente sulla qualità della vita delle persone, garantendo esigibilità dei diritti, con particolare attenzione a:
1) Salute e Integrazione Sociosanitaria.
a) Proporre interventi per permettere l’acceso e la fruizione dei servizi di salute a tutte le persone con disabilità, in un’ottica di genere e in tutte le fasi della vita.
b) Implementare lo sviluppo e monitorare la qualità dei percorsi sanitari adeguati alle esigenze delle persone con disabilità nei diversi setting assistenziali, in particolare per coloro che necessitano di sostegni intensivi, al fine di promuovere l’accesso facilitato ad esami diagnostici utili e/o necessari o a degenze nei reparti ospedalieri, e creare il minimo disagio a loro ed ai loro caregiver.
c) Promuovere la creazione di percorsi di cura adeguati alle persone con disabilità pregresse, attraverso un collegamento funzionale tra gli ospedali sedi di DEA e gli istituiti Centri regionali di riferimento per patologia.
d) Promuovere azioni volte a garantire il diritto di accesso ai servizi di salute sessuale e riproduttiva progettati in modo attento alle specifiche differenze di genere, nonché la stessa gamma e qualità di servizi e programmi sanitari offerta al resto della popolazione.
2) Inclusione Sociale.
a) Sviluppare strumenti che favoriscano l’elaborazione dei progetti personalizzati, quale espressione dell’autodeterminazione possibile, anche attraverso il sostegno familiare o protezione giuridica dell’amministratore di sostegno, avvalendosi dell’esperienza e competenza delle organizzazioni delle persone con disabilità, quali co-protagonisti alla pari.
b) Sviluppare le autonomie per la vita adulta attraverso sostegni che consentano alle persone di accrescere le proprie capacità, di abilitarsi e riabilitarsi all’interno della comunità, evitando il ricorso a percorsi e luoghi “speciali”. Promuovere finanziamenti specifici per attività in contesti ordinari, attraverso il coinvolgimento di realtà territoriali che vedono impegnati i cittadini nei vari settori.
c) Promuovere misure e programmi e servizi per l’abitare civile, anche attraverso forme di co-housing e servizi idonei a garantire le reti di relazione delle persone, per contrastare forme di segregazione esistente e a garanzia del diritto alla realizzazione del proprio progetto di vita, nella propria famiglia di origine e fuori dalla stessa per la costruzione di una propria.
d) Favorire interventi per la Vita Indipendente, anche attraverso le diverse forme di assistenza finalizzate alla permanenza a domicilio della persona e degli organismi che forniscono consulenza per la costruzione del progetto personalizzato;
e) Favorire la predisposizione di programmi per la prevenzione dell’istituzionalizzazione e la deistituzionalizzazione delle persone con disabilità.
f) Sperimentare e monitorare forme di supporto in favore dei caregiver familiari, impegnati costantemente in attività di sostegno intensivo.
3) Inclusione scolastica.
a) Proseguire la collaborazione in corso con il GLIR (Gruppo di Lavoro regionale sull’inclusione scolastica).
b) Monitoraggio con Regione e Comuni sull’investimento dei fondi riservati agli assistenti all’autonomia e alla comunicazione.
c) Collaborazione con FISH nazionale per l’elaborazione di politiche inclusive che favoriscano la partecipazione degli alunni e studenti con disabilità alle attività didattiche e non, con l’intero gruppo classe.
d) Favorire percorsi di orientamento, di formazione professionale e d’istruzione permanente al di fuori della scuola, definendo i sostegni alla frequenza, garantendo l’accessibilità delle strutture e delle attività. Avviare percorsi diffusi di inclusione formativa, cercando di superare le scuole “speciali”, ancora purtroppo esistenti nel settore della formazione professionale. In tal senso è necessario prevedere sostegni adeguati (tutor) in analogia a quanto previsto nell’ordinamento scolastico generale.
4) Inclusione Lavorativa.
a) Migliorare i processi di programmazione, monitoraggio e valutazione delle politiche lavorative della disabilità, definire i livelli essenziali di funzionamento dei servizi del collocamento mirato e favorire il mainstreaming della disabilità nella raccolta dati.
b) Sviluppare interventi di natura tecnica e organizzativa per il miglioramento dei processi di inclusione lavorativa delle persone con disabilità per evitare discriminazioni, valorizzare le competenze e garantire continuità sul posto di lavoro e lo sviluppo della carriera lavorativa.
c) Stimolare e favorire l’inserimento lavorativo di persone con disabilità, facendo anche riferimento alla figura del disability manager, supportando le aziende con azioni personalizzate di mediazione al lavoro.
5) Accessibilità e Mobilità.
Innalzamento della portata prima di tutto culturale del concetto di Accessibilità, intesa, nella sua accezione di progettazione universale, come mezzo di realizzazione dei diritti umani e garanzia di piena partecipazione sociale.
Il tema della Accessibilità, spesso e ancor più di altri, necessita di interventi organici e sistematici, tramite una ricognizione temporale degli adeguamenti, il più delle volte elusi o attivati sporadicamente su richiesta dei singoli interessati in situazioni di emergenza.
È indispensabile un rilancio degli strumenti di pianificazione per l’adeguamento delle barriere architettoniche, senso/percettive e comunicative facilitate già da tempo previsti per i Comuni in riferimento alle strutture pubbliche e private. La situazione di particolare complessità e vivibilità delle persone residenti nelle province della Regione rende palese la necessità di instaurare un confronto approfondito con le politiche Locali in merito all’adozione e applicazione di istituti e strumenti di valutazione e mappatura programmata, verifica, e modifica strutturale, con lo scopo di consentire la piena vivibilità delle città per tutti i cittadini.
6) Partecipazione.
a) Sviluppare e strutturare la partecipazione delle persone con disabilità e delle loro organizzazioni rappresentative alle decisioni, al monitoraggio, alla valutazione rispetto alle politiche in ogni settore; sostegno e promozione del ruolo delle associazioni di “advocacy” e di rappresentanza dei diritti delle persone con disabilità in tema di contrasto alle discriminazioni e di garanzia di condizioni di uguaglianza e pari opportunità.
b) Valorizzare il ruolo delle associazioni e delle famiglie come attori competenti ed essenziali nei processi di inclusione.
c) Costituzione di un centro Antidiscriminazione per le persone con disabilità.
7) Cultura, Turismo e Tempo libero.
a) Rendere fruibili i Servizi, eventi e le iniziative culturali su base di eguaglianza con tutti i cittadini.
b) Garantire la presenza di specifici sostegni, ausili, strumenti e percorsi presso le strutture ricettive alberghiere e turistiche, al fine di consentire un agevole utilizzo degli stessi per l’impiego del tempo libero.
c) Promuovere percorsi formativi e di sensibilizzazione in favore degli operatori turistici e delle strutture ricettive sulle esigenze dei turisti con disabilità.