Istituti di Partecipazione di Roma. Verso nuovi modelli?

 

La proposta di un nuovo regolamento che disciplina il ruolo e il funzionamento della Consulta Cittadina sui problemi delle persone con disabilità che sta vedendo impegnate le Politiche Sociali di Roma in questo periodo, apre al tema, attualissimo, della partecipazione diretta dei cittadini nelle questioni che riguardano la loro vita quotidiana, al fine di evitare, innanzitutto, che le decisioni su questioni di diritti umani e di libertà fondamentali degli stessi vengano prese “dall’alto”, senza che i veri interessati siano parte attiva di questo processo.
Tale tema, avendo come presupposto che solo le persone con disabilità e le loro famiglie conoscono nello specifico quali sono i loro bisogni, ma anche le potenziali soluzioni alle problematiche che vivono tutti i giorni, trova pieno riconoscimento nelle normative nazionali e internazionali, ed in particolare nella Convenzione Onu sui Diritti delle Persone con Disabilità (CRPD) emanata nel 2006, e ratificata dal Parlamento italiano con l. 18/2009.
All’art. 4, c. 3 la Convenzione sancisce infatti l’obbligo per le Amministrazioni Pubbliche di coinvolgere attivamente le persone con disabilità, attraverso le loro organizzazioni rappresentative in tutti i processi decisionali relativi a temi che le riguardano.
La Convenzione orienta quindi gli Stati verso una partecipazione significativa ed efficace delle organizzazioni di riferimento, a qualsiasi livello (nazionale, regionale, locale), al fine di favorire l’adozione di politiche realmente inclusive in ogni settore di intervento (scolastico, lavorativo, di mobilità, sociale ecc.), grazie ad una adeguata rappresentanza di tutti gli attori coinvolti nella elaborazione, adozione e monitoraggio dei processi decisionali citati.

La costituzione di un sistema partecipativo efficace ed efficiente dovrebbe partire quindi dall’analisi delle esperienze che si sono sviluppate a livello nazionale e regionale a seguito dell’entrata in vigore della CRPD nel nostro Paese, e che hanno già portato in alcuni territori alla costituzione di un modello di confronto strutturato e costruttivo, attraverso la collaborazione istituzionale tra Amministrazioni Pubbliche e organismi del Terzo Settore interessati nella elaborazione e produzione normativa e nel monitoraggio circa la conformità della stessa ai principi sanciti dalla CRPD, e per la cui analisi si rinvia al modello adottato dalla stessa legge di ratifica n. 18 del 2009.
Allo stato attuale Roma Capitale non ha ancora affrontato la costituzione di un sistema partecipativo come inteso dalla CRPD, ed è presente uno scarso, casuale e non strutturato coinvolgimento delle organizzazioni, pur attive e propositive sul territorio, nelle tematiche che interessano da vicino i loro rappresentati. Diviene urgente e indispensabile riorganizzare il modello attuale, basato sulla mera consultazione, per arrivare a quello che viene definito un “coinvolgimento attivo”, che interviene quindi nelle diverse fasi del procedimento normativo in tutti i settori, non solo in ambito di Politiche Sociali, in un ottica di qualità e di conformità all’ordinamento internazionale, europeo e nazionale.
A conferma di quanto scritto è necessario ricordare che lo stesso Comitato sui Diritti delle persone con disabilità (CRPD Art. 34 e ss. gg.) esprime forti preoccupazioni (si veda Osservazioni Conclusive al primo rapporto dell’Italia) per il mancato coinvolgimento delle organizzazioni rappresentative, formulando le proprie raccomandazioni affinché le stesse “partecipino in modo significativo, inclusivo e accessibile al processo decisionale diretto, che influisce sulla vita delle persone con disabilità a tutti i livelli ed in tutti i settori dello Stato parte”.

Occorre pertanto un grande sforzo Politico da parte di Roma Capitale per arrivare alla riforma non tanto di un organismo di consultazione, bensì di un sistema non più conforme agli ordinamenti nazionali e internazionali, e non in grado di garantire una partecipazione efficace delle persone con disabilità agli aspetti che riguardano la loro vita. Uno sforzo che rappresenterebbe una reale svolta innovativa, anche rispetto alle precedenti Amministrazioni. Tale riforma, già riconosciuta ed accolta al livello nazionale e in sempre più realtà regionali, è richiesta dalle normative riportate, richiamata dallo stesso Statuto di Roma Capitale all’art. 2 p. 11, laddove viene peraltro disposto che “Al fine di assicurare un ruolo propositivo nei confronti del Sindaco, della Giunta e dell’Assemblea Capitolina, Roma Capitale attiva idonei organismi permanenti in occasione dell’elaborazione e dell’adozione degli atti deliberativi inerenti alle problematiche dei cittadini con disabilità.
Il passaggio da organi di mera consultazione a idonei organismi permanenti dovrebbe quindi portare alla costituzione di luoghi istituzionali di composizione mista, in cui le Amministrazioni pubbliche si confrontano con le organizzazioni e altri soggetti interessati per favorire l’adozione di politiche inclusive in tutti gli ambiti di intervento e fasi dei procedimenti decisionali. Ciò comporta che l’organismo non dovrebbe essere vincolato ad uno specifico Assessorato, ma più propriamente, essendo le tematiche sulla disabilità trasversali ad ogni settore, istituito presso strutture centrali, come l’Ufficio di Gabinetto del Sindaco.